Alcune aziende dello stesso canale distributivo rispondono al cambiamento dello scenario economico e competitivo odierno con percorsi alternativi nell’attività logistica.
Nascono così prassi collaborative in cui ruoli e attività logistiche sono ripartire secondo logiche di partnership.
Il convegno di Logisticamente e Ailog, organizzato a Piacenza il 13 marzo all’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha messo in luce questa tendenza.
Premessa
Il 13 marzo si è svolto a Piacenza, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, il convegno organizzato da Logisticamente e Ailog ‘Logistica oltre i confini aziendali’ incentrato sulla supply collaboration.
Per comprendere quale sia l’effettivo stato dell’arte nel largo consumo in Italia, Ailog ha svolto una survey per rilevare quali siano i progetti e le attività più diffuse, quali vantaggi attesi e reali si siano raggiunti e quale sia la profondità della relazione di partnership che ne deriva.
“L’attuale scenario economico – ha spiegato il presidente di Ailog Paolo Bisogni – spinge le imprese a cercare percorsi alternativi per generare valore attraverso le loro attività logistiche: i processi di pianificazione e controllo di approvvigionamento, stoccaggio e distribuzione devono portare un contributo positivo alla value chain complessiva. La prospettiva di contenere i costi logistici migliorando nel contempo il servizio porta le aziende con uno stesso canale distributivo a ripartire le attività logistiche secondo logiche di partnership, condividendo idee, informazioni e scorte: prassi collaborative come l’interscambio dei pallet, l’etichettatura secondo standard condivisi, il riordino automatico, il vendor managed inventory sono sempre più diffuse“.
Alcuni esperti italiani ed europei hanno commentato i risultati di questa ricerca, condotta da Daniela Galeano sotto la supervisione di Paolo Bisogni. Di particolare rilievo è stata la prestigiosa partecipazione del Professor Hans Christian Pfohl, della Technische Universität di Darmstadt. Sono stati poi presentati alcuni casi di successo, rappresentati da IUNGO, Calzedonia e IBS Enterprise Italy.
La ricerca di Ailog
Ailog ha condotto una survey articolata su 25 domande per comprendere e misurare lo stato ed il contesto della logistica collaborativa in Italia ed analizzarne le buone prassi esistenti.
Il focus su cui si è concentrata l’indagine è stato il settore del largo consumo, e le domande sono state rivolte a circa mille nominativi, utilizzando la piattaforma web Surveygizmo, tra retailers, produttori, distributori e operatori di servizi logistici.
Il 53% delle aziende oggetto della ricerca hanno dichiarato di svolgere progetti di logistica collaborativa. Le attività interessate da questi progetti collaborativi sono la distribuzione per il 28% degli intervistati; la programmazione, la gestione e l’ottimizzazione delle scorte per il 25%; la pianificazione della domanda e il forecasting per il 19%; i trasporti primari o l’import per il 15%; la pianificazione della produzione per il 10%.
In particolare, le attività principali interessano Edi, slot di carico e scarico, interscambio di pallet ed etichettature SSCC.
Alla domanda su cosa dovrebbe essere condiviso nei progetti di collaboration, l’88% ha risposto le opportunità di creare valore per entrambi, l’8% i risparmi e il 4% i costi.
I fattori che vengono considerati prima di attivare i progetti di logistica collaborativa sono principalmente le competenze e le capacità esecutive, compresi i sistemi, seguite dalla coerenza tra gli obiettivi di business tra i partner e dalla qualità e robustezza dei processi.
I benefici dei progetti di logistica collaborativi sono stati segnalati per il 30% delle aziende nell’incremento della performance, per il 26% nel migliore utilizzo delle risorse e degli asset e nella riduzione dei costi, con un aumento dei margini di redditività.
Il 18% ha segnalato come beneficio il rafforzamento della posizione competitiva. Tra i principali ostacoli ai progetti collaborativi sono stati evidenziati la sensibilità delle informazioni, la disponibilità limitata di risorse umane e l’aumento della complessità.
I casi di successo
IUNGO ha presentato la propria esperienza nella collaborazione logistica, iniziata con l’idea nel 2011 di creare un unico strumento semplice ed efficace per integrare tutti i partner della supply chain, chiamato IUNGOmail.
Secondo l’azienda, i benefici “tattici” della supply chain collaboration son l’eliminazione delle attività “senza valore”, l’aggiornamento immediato dell’ERP e la condivisione automatica delle informazioni.
Tra i benefici “strategici”, la riduzione dei lead time, minori scorte e penali e maggiori vendite e margini. Il valore dei benefici annui è tra il 4% e il 10% del fatturato.
Risultati positivi confermati da Unieuro, che dopo una revisione delle modalità di gestione del capitale circolante e di collaborazione con i fornitori ha ottenuto una riduzione dello stock del 38% e un aumento di OSA del 52%.
Michela Mariotto ha poi presentato i risultati di Calzedonia, che ha avviato un’integrazione multi-livello dei fornitori per essere più competitiva.
Dalla nascita, nel 1987, si è aggiunta Intimissimi nel 1996 e successivamente Tezenis nel 2003. Infine Falconeri, nel 2009, e Signorvino nel 2010.
Calzedonia Spa ha aumentato il fatturato del 15% nel 2011, rispetto al 2010.
La collaboration ha avuto l’obiettivo di ridurre il Time to Market, ovvero il riordino in stagione, con l’attivazione degli ordini “flash”, per ridurre i tempi di consegna dal 70% all’80%.
Grazie al progetto IUNGO, sono stati evidenziati da parte di Calzedonia vantaggi come la visibilità sulle date di consegna confermate dai fornitori, la velocità e la semplicità di gestione degli ordini e delle risposte dei fornitori, la valutazione dell’affidabilità dei fornitori e l’individuazione snella delle priorità.
Infine IBS ha presentato le proprie soluzioni per la logistica collaborativa, come la IBS Enterprise applicata alla distribuzione farmaceutica e la soluzione IBS Dynaman applicata all’industria agroalimentare.